Una ricerca sui consumatori condotta in Gran Bretagna, ha evidenziato che sarebbe opportuno costruire un miglior rapporto fra pubblico e scienza. Soprattutto per l’agricoltura e la produzione alimentare.
Science for Sustainable Agriculture (https://www.scienceforsustainableagriculture.com/) ha rivelato una grande mancanza di consapevolezza tra i consumatori (britannici in questo caso, ma intuitivamente riguardante anche di molti altri Paesi) sulla provenienza del cibo e su quanta innovazione scientifica sia presente nel suo sviluppo e produzione.
L’indagine indipendente, condotta dall’agenzia di ricerca sui consumatori England Marketing Ltd, ha cercato di fare “un’istantanea” rappresentativa degli atteggiamenti del consumatore cercando di stabilire il grado di consapevolezza sull’intervento scientifico in agricoltura e nella produzione alimentare. Lo studio ha utilizzato l’England Marketing Panel, composto da persone con un interesse specifico per cibo, agricoltura e sostenibilità al fine di ottenere risultati che fossero sopra la media in termini di consapevolezza e comprensione.
Nonostante questa ricerca di mirare verso un pubblico che si presume più preparato di altri, è emerso che i consumatori che si considerano ben informati sul significato di “naturale” e “sostenibile” in campo alimentare, risultano in gran parte ignari del livello dell’intervento scientifico nei prodotti freschi e ingredienti di base, tendendo a considerarli non influenzati dall’intervento umano.
Il panel si è rivelato stupito nello scoprire che le versioni davvero “naturali” (originarie) degli alimenti di tutti i giorni (come mais dolce, carote e banane) erano in realtà irriconoscibili e addirittura non commestibili rispetto ai loro equivalenti moderni e che è l’intervento scientifico ad averli resi come oggi li conosciamo.
Inoltre, con l’eccezione di banane e arance, la maggior parte degli intervistati presume che le colture alimentari come grano, orzo, avena, barbabietola da zucchero e patate siano tutte originarie della Gran Bretagna anziché provenienti da altre parti del mondo come ad esempio grano, orzo e avena dal Medio Oriente, patate dal Sud America e barbabietola da zucchero dall’Europa centrale.
Tutti i frutti della terra sono stati infatti adattati alle nostre necessità di crescita e ai nostri mercati attraverso l’applicazione delle straordinarie capacità di analisi, intervento scientifico e ingegnosità umana. Molte delle colture alimentari di oggi hanno solo una vaga somiglianza con le loro versioni “selvagge” o “naturali”.
In relazione alle innovazioni alimentari e agricole, molti intervistati hanno riferito di non comprendere chiaramente le informazioni scientifiche per via di troppi termini tecnici e per la mancanza di informazioni accessibili al pubblico. L’88% del campione ritiene che sia responsabilità del Governo dare informazioni sugli sviluppi scientifici nella produzione alimentare, ma solo l’11% ritiene che il Governo sia una fonte affidabile.
Gli agricoltori e gli scienziati del settore pubblico/accademico sono ritenuti più affidabili (lo stesso campione -per il 68% e il 59% rispettivamente- afferma che si fiderebbero delle informazioni sull’uso della scienza in agricoltura e nella produzione alimentare da queste fonti). Meno del 28% invece si fida delle informazioni degli scienziati che lavorano nell’industria.
Gli intervistati sono generalmente interessati all’agricoltura sostenibile ed alla produzione alimentare, ritenendo che le informazioni dovrebbero essere più accessibili e comunicate con termini più chiari e semplici.
Le generazioni più anziane tendono ad essere più coinvolte e informate sul tema dell’agricoltura sostenibile, sebbene anche i millennial stiano iniziando a parlare di più della crisi climatica.
Tutto questo solleva legittimi interrogativi sulla validità delle attuali discussioni pubbliche su questioni come gli allevamenti di precisione, se la maggior parte dei consumatori sembra inconsapevole del livello di intervento scientifico già entrato nello sviluppo dei nostri alimenti di tutti i giorni.
Man mano che il mondo diventa più “caldo” e le persone diventano più affamate sarà sempre più fondamentale una comunicazione più efficace sul ruolo della scienza nell’alimentazione e nell’agricoltura, fornita da fonti attendibili, utilizzando il linguaggio e la terminologia corretti.