Contro il settore avicolo si è diffusa una retorica del male contro il bene che rasenta la stucchevolezza.
Vengono diffusi filmati girati con abilità e capacità di trasmettere un livello di drammaticità ottenuta con strategie molto simili a quelle degli illusionisti, che costruiscono i loro spettacoli esercitandosi nel far concentrare il pubblico su aspetti marginali rispetto all’effetto dell’illusione e quindi del trucco che mettono in scena.
Fra i trucchi utilizzati, il più frequente è quello di far apparire come straordinari fatti che sono solo occasionali, percentualmente irrilevanti e potremmo dire anche inevitabili.
Che su migliaia di polli ne muoia qualche decina va detto che è addirittura un fatto naturale.
Per meglio capire cosa intendiamo con “fatto naturale” dovremmo osservare che -per esempio- nella popolazione umana sono numerosi i casi di individui che, seppure cresciuti in una civiltà iperprotettiva, muoiono all’improvviso per i motivi più disparati… vogliamo forse credere che sia frutto del calcolo di qualcuno?
Altro trucco sottile è quello di affermare che “Il team investigativo ha condotto un’indagine inedita, i cui risultati sono pubblicati in anteprima da (il mezzo di comunicazione del momento), proprio per mostrare che a condannare questi animali è la selezione genetica, a prescindere dall’ambiente in cui vengono allevati. Il team ha consultato veterinari esperti che hanno eseguito radiografie su sette polli morti all’interno di un allevamento intensivo del Nord…”
In qualità di pubblico spettatore dovremmo chiederci alcune cose:
- quali sono le competenze di questo team?
- Chi sono queste persone e a che titolo fanno le affermazioni che fanno in seguito ad una consultazione con veterinari di cui non sappiamo il nome?
- Cosa ha spinto dei veterinari -che si presume essere perlomeno competenti- ad azzardare valutazioni basandosi su un campione francamente ridicolo che non può essere considerato in alcun modo rappresentativo e tantomeno indicativo di un qualche segnale scientifico?
- E tutti gli altri polli com’erano?
- Che vaccinazioni avevano ricevuto?
- Con che mangime sono stati nutriti?
- Che acqua avevano bevuto?
- Che ventilazione era presente?
- Che inconvenienti avevano eventualmente subito?
Invece non viene mai spiegato nulla di nulla!
Giusto per farvi capire quanto ridicole siano certe affermazioni che putroppo si diffondono per passaparola e a macchia d’olio, basterebbe dire che anche solo per verificare e valutare il peso degli animali in un allevamento avicolo, gli allevatori di tutta Italia ogni settimana pesano decine di capi per ogni capannone.
Tuttavia vediamo continuamente diffondere affermazioni imbarazzanti. Alcune le abbiamo raccolte da vari articoli diffusi con una certa frequenza. Le riportiamo qui sotto in neretto seguite dalle nostre precisazioni raccolte da veterinari di esperienza a livello europeo:
- “I polli sono allevati esclusivamente per produrre carne…” per cos’altro dovrebbero essere allevati? Ogni anno sono circa 500 i milioni di polli utilizzati per soddisfare la domanda alimentare. L’industria avicola provvede a nutrire in modo sano, semplice ed economico almeno 2/3 del mondo.
- “… sono geneticamente condannati a soffrire” al massimo sono geneticamente selezionati in base alla loro voracità naturale lasciandoli crescere fino ai 3-4 kg perché oltre sarebbe antieconomico per l’intera filiera incluso l’aspetto ambientale. Il comparto avicolo infatti lavora incessantemente affinché la cura dell’animale accresca il suo benessere, la qual cosa comporta che cresce meglio e più velocemente… proprio come accade ai nostri giovani che per via di condizioni ambientali particolarmente favorevoli e largo accesso al cibo crescono come mai sarebbe accaduto ai loro nonni cresciuti nelle privazioni e nella fatica.
- “… i polli allevati intensivamente muoiono molto prima dei 7-10 anni a cui potrebbe arrivare un pollo di razza non Broiler” infatti sono allevati per produrre carne/uova, non sono animali da compagnia! E a proposito di animali da compagnia vogliamo allora parlare senza ipocrisie della sterilizzazione e degli incroci fra razze diverse che l’uomo fa per renderli a sé graditi?
- “…la sofferenza viene deliberatamente imposta ai polli dall’essere umano apposta per massimizzare i propri profitti a discapito della loro salute” L’allevatore avrebbe quindi interesse a far soffrire i suoi animali e a farli morire per poter guadagnare di più?
- “… il peso che raggiunge un broiler è come se un bambino arrivasse a pesare 300 chili in soli due mesi” Comparazioni tra razze diverse sono senza senso e da sole squalificano chiunque le fa. In confronto ad una formica, se avesse senso fare il paragone, l’uomo dovrebbe essere in grado di sollevare 7-800 kg!!
- “i polli allevati intensivamente hanno difese immunitarie basse dovute a un patrimonio genetico limitato” Affermazione gratuita e falsa, cosa ne sa chi lo dice? Ha forse verificato il corredo anticorpale di quegli animali? E di quanti in tutto?
- “I danni agli organi e alle zampe sono attribuibili principalmente alla selezione genetica” Selezione genetica… cioè? Le razze broiler sono il frutto di una selezione che, seppure il termine “genetica” faccia pensare a chissà cosa, si tratta invece di selezione naturale fatta osservando i comportamenti degli animali che, come ogni altro essere, hanno una dotazione genetica che deriva dai loro avi. Si sceglie quindi di far riprodurre solo quelli con determinate caratteristiche. Questi animali crescono in allevamenti protetti (che non sono le fattorie di Nonna Papera) sia per tutelarne il benessere in senso lato, sia per evitare che tutte le attenzioni cui vengono sottoposti vengano vanificate dall’entrata in contatto con malattie portate dall’esterno e aggressioni da selvatici. La velocità di crescita dell’animale deriva dall’avergli consentito di vivere (certo per meno di quanto potrebbe) nel benessere generato dalle attenzioni presenti negli allevamenti moderni protetti (termine più adeguato di “intensivi”) sono molto più sicuri di qualunque rifugio esterno.
- “dobbiamo mettere al bando il rapido accrescimento”. Qui sarebbe lungo da spiegare dovendo ricorrere ad una descrizione che estende quanto detto nel punto precedente. In sintesi possiamo però dire che se il “rapido accrescimento” viene sostituito da “una lenta crescita” (questione per altro già in stato di avanzato sviluppo anche commerciale) le conseguenze sono (per dirne solo alcune) maggiori costi per la filiera, maggiore costo per il consumatore, maggiore impatto ambientale… e i polli vengono portati ad un peso predefinito come adatto alla macellazione solo poche settimane più tardi.
Ci sono anche stati tentativi di prelevare “alcuni broiler” da un allevamento protetto per allevarli “artigianalmente” applicando le teorie animaliste. La conseguenza riportata dai “salvatori” di quei broiler è stata che “uno dei polli morti nel nuovo rifugio è morto per polmonite…” UNO!! com’era la gestione delle temperature e dell’aria in quel “rifugio”? Se prendi un qualsiasi animale o vegetale abituato (anche geneticamente) ad ambienti che ne preservano il benessere e lo metti proditoriamente in ambienti diversi… succede sicuramente che qualcosa si prende… anche solo un raffreddore o un mal di pancia.
È accaduto anche che alcuni altri “salvatori” di broiler abbiano prelevato un pollo da un allevamento intensivo di cui però non si è mai venuto a sapere il nome. Tuttavia quei “salvatori” hanno deciso di dare un nome a quel pollo (Sam nello specifico), costruendogli intorno una vicenda francamente ridicola, umanizzando il rapporto con il broiler che è poi morto, per cause non dichiarate, ma dai “salvatori” attribuite ancora una volta all’allevamento da cui lo avevano sottratto. Non sembra anche a voi, che state leggendo, un soggetto di Walt Disney?