Tragico ma inevitabile: gli esseri viventi possono sopravvivere solo nutrendosi di altri organismi viventi

Il titolo di questo articolo è un’affermazione non contestabile ed è necessario considerarla una premessa utile per discutere sul senso delle battaglie di tutte le organizzazioni impegnate nella difesa degli animali.

Il genere umano per sopravvivere deve mangiare. Allevare o coltivare sono gli unici modi che noi “sapiens” abbiamo per nutrirci. Inoltre l’esigenza di alimentarsi riguarda miliardi di persone che morirebbero di fame se non ce ne fossero altre che ci pensano. E per ora facciamo finta di ignorare che mentre sono 8 miliardi gli esseri umani che devono alimentarsi, ci sono anche circa 130 miliardi di altri mammiferi, 428 miliardi di uccelli, 3,5 trilioni di pesci e circa 10 quintilioni di insetti (ovvero 1 con 18 zeri) … e tutti sono in costante ricerca di nutrirsi.

Torniamo alle organizzazioni che comunicano spesso sul tema degli allevamenti e del benessere animale e ne parlano come se il proprio obiettivo fosse quello di far chiudere un po’ alla volta gli allevamenti. Probabile sia così. Lo fanno criticando prima un aspetto, poi un altro, affermando che in quegli allevamenti accadono fatti gravi e chiedendo interventi sulla qualità della vita degli animali stessi.

Affermano che il loro agire è orientato a stimolare interventi governativi sugli allevamenti affinché vengano approvate leggi che ne determinino attenzioni prestabilite (da loro).

Su questi temi qui ci concentriamo solo sulla questione avicola anche perché è l’ambito dal quale, a livello mondiale, provengono fonti di nutrimento di qualità, a basso costo e “semplici” da organizzare rispetto ad altre e perché è un settore in cui la ricerca del benessere animale (chiesto a gran voce dalle associazioni animaliste e ambientaliste in genere) non solo è già presente, ma è addirittura esasperato.

Però a sentire i vari detrattori degli allevamenti non sarebbe così. Anzi, gli allevamenti sarebbero luoghi di sofferenza che giustificherebbero quindi la richiesta sia ai governi, sia alle aziende della filiera sia ai consumatori… di considerare le loro dichiarazioni come “verità sugli allevamenti”.

Ricordiamo che gli animali allevati sono destinati direttamente o indirettamente a fornirci nutrimento. E come ogni altro alimento di cui ci nutriamo dobbiamo considerare un fatto, crudo ma inevitabile: quello che mangiamo, animale o vegetale che sia, prima di entrare nel nostro piatto era vivo.

Gli esseri viventi possono sopravvivere solo nutrendosi di altri organismi viventi, che erano vivi prima di diventare nutrimento per altri. Succede sia per gli animali che per i vegetali seppure in modi, forme e tempi diversi.

Le cose da spiegare ai detrattori degli allevamenti sono semplici e chiare, ma dovrebbe verificarsi che le varie associazioni si mettessero all’ascolto dei veterinari addetti ai controlli e di tutti i vari operatori del settore che lavorano seguendo indicazioni che provengono soprattutto da analisi scientifiche.

Basterebbe dire che il benessere animale in avicoltura è un mantra legato alla necessità degli allevatori di poter contare su animali sani che altrimenti non potrebbero vendere.

Per gli allevatori il benessere animale è infatti un obiettivo costantemente perseguito che si trasforma in una garanzia per i consumatori.

Non si può negare che esistano i delinquenti. Ma si tratta di entità non codificate e quindi fuori controllo che popolano “i sottoscala” di ogni settore (purtroppo).

Il settore avicolo organizzato (attivo da circa 70 anni) da tempo ha responsabilmente avviato in autonomia percorsi con istituzioni, consumatori e tutti i soggetti della filiera, per migliorare costantemente il benessere degli animali, la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari e la sostenibilità dei processi produttivi.

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Autore: Staff