E se Aviagen e Cobb scomparissero?

Prevenire una crisi è meglio che doverla curare.

 

C’è un tema che perseguita il settore avicolo e che rappresenta un costante rischio: il crollo della “fiducia” del consumatore.

A questo proposito il testo che segue è rivolto al comparto avicolo, ma pensato anche per rendere consapevole il consumatore del proprio potere di scelta e di approfondimento delle informazioni che lo raggiungono, soprattutto quando questo riguarda la propria alimentazione e l’accesso a forme di nutrimento sano, economico, controllato e soprattutto disponibile come quelle fornite dal settore avicolo.

A rendere complicata la gestione e la prevenzione di questo aspetto critico (la fiducia), tutt’altro che marginale e che implica forti rischi di perdite economiche conseguenti e di carenza di carni e uova avicole, ci sono molti aspetti largamente trascurati.

Primo fra questi il fatto che tutta la filiera (dal vertice in “giù”) dialoga molto con sé stessa, ma mai o molto poco con il consumatore. Certo capita che trasmetta informazioni, ma mai peritandosi di considerare quanto siano credibili “oggi” le sue informazioni agli occhi di chi da anni ne riceve solo di segno opposto.

Va detto che gli spot commerciali di ogni singolo produttore non sono definibili “informazioni” e neppure dialoghi. Sono semplici tentativi di posizionamento di un’azienda che compete con altre che si occupano dello stesso prodotto.

Serve una controinformazione che non sia di “reazione” e che sia anche in grado di mantenere altissima la capacità di tutelare la reputazione del comparto con la consapevolezza che il consumatore è il vero e unico datore di lavoro di tutto il comparto (di ogni comparto).

Facciamo il punto su come sarebbe opportuno preparare il comparto a prevenire e gestire stati di crisi della propria reputazione:

  • evitare che il proprio “universo” sia sconosciuto al pubblico;
  • evitare che gli unici a parlare del proprio universo siano solo altri esterni;
  • rendere le informazioni facilmente disponibili, evitando linguaggi poco chiari e fraintendibili;
  • essere capaci e pronti a produrre comunicazioni tempestive, trasparenti e oneste (per evitare che la fiducia venga meno);
  • avere una strategia di comunicazione unificata per il comparto;
  • imparare ad affrontare il problema delle procedure d’ingaggio affidandone l’elaborazione a persone preparate e non affidandole a “interni” a meno che non siano persone capaci di gestire uno spirito critico indipendente;
  • riconoscere il problema dei regolatori irresoluti, cioè persone che rimangono incerte e sospese non sapendo prendere una decisione, per via di un atteggiamento abituale, conclamato e cristallizzato inconsapevolmente, derivante da mancanza di stimoli, debolezza d’animo, da insicurezza o da inesperienza;
  • assumere la consapevolezza del ruolo della “competenza”;
  • strutturare la capacità strutturale di imparare dalle esperienze precedenti e di incorporarle;
  • riconoscere il ruolo della paura (propria e degli stakeholder) e delle emozioni nella comunicazione derivante da una crisi;
  • prendere in considerazione e saper affrontare le “percezioni del pubblico” anticipandole o sedandole con informazioni puntuali, precise e argomentate;
  • assumere la consapevolezza che ogni azienda o persona sono inserite in un mondo in cui tutto è virtualmente interconnesso e interdipendente.

 

La gestione degli incidenti va considerata come prerequisito di affidabilità e attendibilità del proprio modello di business in ogni azienda che abbia a cuore sé stessa e va fatto, in modo professionale e consapevole, come costante attività da esercitare per essere capaci di considerare gli eventi avversi come prevedibili o da prevedere e quindi affrontabili per tutelare la propria reputazione.

Non ci sono eventi inaspettati, incomprensibili, incontrollabili e inevitabili, neppure nei sistemi estremamente complessi, a patto che chi governa questi sistemi lo faccia con una visione ampia, analitica, lungimirante e responsabile.

Tuttavia, in mancanza di un piano predeterminato, ogni piccolo evento avverso può ingenerare una concatenazione di eventi che possono interagire tra loro, nonostante gli sforzi per evitarli.

Eventi che inizialmente sembrano banali possono propagarsi a cascata e moltiplicarsi in modo imprevedibile, creando un evento catastrofico molto più grande.

Conclusioni: le indicazioni appena elencate fanno parte delle competenze offerte da Pietro Greppi anche tramite lo strumento di M.A.C. e di Nutriamocidibuonsenso.it.

 

Quindi prevenire è meglio che curare,
perché se Aviagen e Cobb scomparissero…

 

Per capire quanto siano rilevanti i numerosi warning e l’impegno di moreaboutchicken.com e nutriamocidibuonsenso.it è necessario ragionare per eccesso. È necessario ipotizzare per assurdo che avvenga un evento catastrofico. Non significa essere pessimisti, bensì capaci di immaginare eventi e prepararsi a gestirli oltre che a prevenirli.

Immaginiamo quindi, per iperbole, che le critiche e le battaglie condotte dagli attivisti anti allevamenti riescano a determinare una presa di consapevolezza del pubblico consumatore che quindi diserterebbe via via il consumo dei prodotti derivati dal settore avicolo.

 

Va immaginato il consumo zero
per capire cosa comporterebbe a livello mondiale.

 

Il consumo zero è infatti un evento auspicato dai detrattori degli allevamenti che potrebbe generarsi lentamente o bruscamente.

È sperabile che non accada mai, ma potrebbe comunque accadere.

Quale che sia la probabilità di questo evento, è importante che il settore si chieda cosa questo comporterebbe uscendo da sé stesso e osservando lucidamente cosa accadrebbe.

Ed è bene che anche i consumatori capiscano le conseguenze. Dovrebbero infatti essere messi nelle condizioni di essere consapevoli di come agisce il settore avicolo, perché e come.

I detrattori degli allevamenti intensivi sono già consapevoli che tutto nasce da due aziende leader: Aviagen e Cobb-Vantress sono leader a livello mondiale nel settore della genetica avicola, come ampiamente illustrato anche da una ricerca di Pietro Greppi pubblicata a questo link alla ricerca.

 

In parole semplici, Aviagen e Cobb-Vantress sono specializzate nello sviluppo, nell’allevamento e nella fornitura di riproduttori di pollo da carne (broiler) e tacchini.

Non producono direttamente carne o uova per il consumo, ma forniscono gli animali riproduttori alle aziende avicole in tutto il mondo.

 

La loro attività principale è la ricerca e lo sviluppo genetico per migliorare costantemente le caratteristiche degli animali, come:

 

  • Tasso di crescita: animali che crescono più velocemente.
  • Efficienza alimentare: animali che convertono meglio il mangime in carne.
  • Qualità della carne: caratteristiche desiderabili della carne prodotta.
  • Resistenza alle malattie: animali più robusti e meno suscettibili a patologie.
  • Benessere animale: attenzione alle caratteristiche che favoriscono il benessere degli animali.

 

Queste aziende giocano un ruolo fondamentale nell’industria avicola globale, contribuendo a garantire un’offerta sostenibile e accessibile di proteine per la popolazione mondiale.

La chiusura di Aviagen e Cobb, che fosse generata o meno dalle attività promosse dai detrattori degli allevamenti avicoli, avrebbe un impatto catastrofico e di vastissima portata sul settore avicolo globale, inclusa l’Italia.

Ecco perché

Dominio del mercato dei riproduttori

Aviagen e Cobb sono le due aziende leader mondiali nella fornitura di riproduttori per polli da carne (broiler). Insieme, detengono una quota di mercato enorme, stimata tra il 70% e il 90% a livello globale. Queste aziende non producono direttamente i polli che finiscono sulle nostre tavole, ma i “genitori” (parent stock) che poi vengono allevati dagli allevatori per produrre i pulcini da carne.

Monopolio/Oligopolio del pool genetico

Le genetiche sviluppate da Aviagen (marchi come Ross, Arbor Acres, Indian River) e Cobb (Cobb 500) sono il risultato di decenni di ricerca e selezione per ottenere caratteristiche desiderabili come rapido accrescimento, elevata efficienza alimentare (minor mangime per chilo di carne), buona resa alla macellazione e resistenza alle malattie. Queste linee genetiche sono estremamente complesse e non possono essere replicate facilmente o velocemente da altri.

Conseguenze dirette della chiusura

Mancanza di pulcini

La conseguenza più immediata sarebbe la drastica riduzione, o addirittura l’interruzione, della fornitura di riproduttori. Senza questi “genitori”, gli allevamenti non potrebbero produrre i pulcini da carne, portando a una carenza di polli sul mercato.

Aumento esponenziale dei prezzi

La scarsità di carne di pollo farebbe schizzare alle stelle i prezzi per i consumatori, rendendo il pollo un lusso e non più una proteina accessibile.

Crollo della produzione

Molti allevamenti, non potendo più rifornirsi di riproduttori, sarebbero costretti a ridurre drasticamente la produzione o, nel peggiore dei casi, a chiudere. Questo avrebbe un impatto devastante sull’occupazione e sull’intera filiera.

Perdita di efficienza

Anche se altre aziende minori o nuove entrassero nel mercato, non avrebbero la stessa efficienza e le stesse performance genetiche di Aviagen e Cobb. Ciò si tradurrebbe in cicli di allevamento più lunghi, maggiore consumo di mangime e, di conseguenza, costi di produzione più elevati e minore sostenibilità.

Problemi sanitari

La ricerca genetica di Aviagen e Cobb contribuisce anche alla resistenza alle malattie. La loro chiusura potrebbe, a lungo termine, portare a una maggiore vulnerabilità delle popolazioni avicole a patogeni, con potenziali epidemie e ulteriori interruzioni della produzione.

Dipendenza tecnologica

L’industria avicola moderna è fortemente dipendente dalle innovazioni genetiche di queste aziende. La loro scomparsa rappresenterebbe una perdita enorme in termini di know-how e progresso scientifico nel settore.

Impatto sull’Italia e sugli altri Paesi

L’Italia, come la maggior parte dei paesi, dipende fortemente da queste multinazionali per i propri riproduttori.

La chiusura avrebbe ripercussioni dirette sulle aziende avicole di ogni parte del mondo, che dovrebbero affrontare le stesse problematiche di approvvigionamento, costi e sostenibilità.

Si verificherebbe una crisi senza precedenti nel settore, con conseguenze significative sulla sicurezza alimentare, sull’economia nazionale, sulle abitudini di consumo e sull’economia domestica delle famiglie che oggi contano sulla disponibilità di accesso alle proteine di qualità a prezzi contenuti rese possibili dalla consolidata filiera avicola globale.

In sintesi, la chiusura di Aviagen e Cobb sarebbe un evento senza precedenti per l’industria avicola mondiale, portando a una crisi profonda caratterizzata da carenza di prodotto, aumento dei prezzi, fallimenti aziendali e, non ultimo, un passo indietro significativo in termini di efficienza e sostenibilità della produzione di carne di pollo accessibile e controllata.

Un approccio e una soluzione a questo genere di rischi è stata pubblicata da Pietro greppi a questo link:

https://nutriamocidibuonsenso.it/nutrire-il-pianeta-verso-un-nuovo-paradigma-per-il-settore-avicolo/

https://moreaboutchicken.com/feeding-the-planet-toward-a-new-paradigm-for-the-poultry-industry/

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Autore: Staff