A proposito di biodiversità…

Una delle critiche rivolte dagli animalisti attivisti agli allevamenti intensivi è quello di ostacolare lo sviluppo della biodiversità. Questo pensiero rende evidente che chi critica gli allevamenti intensivi conosce molto poco di ciò di cui parla.

Parlare di “biodiversità a rischio” in relazione, ad esempio, all’allevamento di pollame è un nonsenso. La biodiversità è infatti un’attitudine di ogni “sistema naturale” (cioè senza l’interferenza dell’uomo) che funziona autonomamente che lo si voglia o no. Si può affermare che la biodiversità si autoregola in relazione a qualunque cambiamento al suo interno e, soprattutto, non agisce per mantenere inalterato il suo stato di partenza … è in costante evoluzione. Costante. La “Natura” che vediamo oggi non è la natura che potevamo osservare 30 anni fa e fra 30 anni sarà diversa ancora. Gli esseri umani inevitabilmente influiscono sulla biodiversità perché fanno parte della natura. E la loro influenza deriva dalla propria esistenza e dalla costante ricerca di sopravvivere nutrendosi “nella biodiversità che li circonda” (oltre a tutte le altre attività “extra” che identificano gli umani).

Tornando all’ambito degli allevamenti protetti (definiti anche intensivi) è importante sottolineare che il comparto si limita a selezionare alcune razze migliori e a farle riprodurre per consentire “al Mondo” di disporre costantemente di carne e uova di qualità, economiche, sicure … Il comparto non ostacola alcuna forma di sviluppo della biodiversità; semplicemente si dedica a riprodurre alcune razze avicole e ad assicurare che la riproduzione sia garantita.

 

Sebbene appaia evidente che fra le razze scelte ci sia in prevalenza il cosiddetto “broiler” dal piumaggio bianco, il comparto seleziona e alleva anche molte altre razze che si adattano meglio in determinate e particolari condizioni ambientali per la loro adattabilità a zone con prevalenza di temperature elevate, l’alta capacità di conversione e l’efficienza di schiusa delle uova. Tutto per consentire che l’avicoltura possa rifornire equamente ogni latitudine mantenendo la sua capacità di garantire benessere animale ed efficienza alimentare.

Grazie a queste attenzioni il comparto non solo non ostacola la biodiversità per i motivi già accennati, ma grazie all’enorme quantità di informazioni accumulate negli anni riesce a gestire una grande varietà di scelta proprio per agire sui mercati con grande flessibilità e soddisfare le richieste più diverse, dalla variabilità dei colori del piumaggio fino alle richieste dei mercati di nicchia e dei segmenti emergenti, come quelli della crescita lenta, del free range, del biologico… Tutte richieste che “il mercato” (consumatori, GDO, Associazioni) richiede (e quasi esige), spesso ignorando che soddisfare certe richieste richiede una grande capacità di studio, analisi, investimenti e organizzazione… e che questo non sarebbe possibile disponendo solo di piccole fattorie idealizzate dalle organizzazioni che criticano il sistema avicolo.

Con il programma di selezione genetica naturale, il comparto garantisce continui miglioramenti della robustezza e del benessere animale e la costante formazione di tutta la filiera affinché sia sempre più diffusa la consapevolezza dell’impegno che richiede un allevamento protetto per mantenere alti gli standard qualitativi della produzione fino alla fase finale della filiera rappresentata da quel semplice atto dell’acquisto di un pollo o di un uovo al supermercato.

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Autore: Staff