Da tempo e da più “microfoni” la biodiversità del nostro Pianeta viene dichiarata a rischio.
Chi ne parla lo fa soprattutto criticando, spesso strumentalmente, l’operato dell’uomo in agricoltura e negli allevamenti. Siamo consapevoli che i “sapiens” non siano sempre così capaci di onorare ciò che questo termine evoca, ma dobbiamo imparare a separare i delinquenti da chi si impegna per nutrire il pianeta con impegno e responsabilità.
Affermare che la biodiversità sia a rischio mettendola in relazione, per esempio, agli allevamenti avicoli è un non sense. La biodiversità infatti è l’attitudine di ogni “sistema naturale” (cioè non gestito dal genere umano) che va avanti da sé, con le sue gambe, che noi lo si voglia oppure no.
Flora e fauna lasciati senza alcun intervento umano si diffondono e riproducono comunque “secondo natura” dalla notte dei tempi. Il che significa che le interazioni naturali e libere si generano senza badare a noi sapiens. E tutte le mutazioni e gli incroci che si generano in questa libera attività, sono quelli che danno luogo alla biodiversità.
Quello che invece noi umani facciamo è semplicemente scegliere quale flora e quale fauna siano più congeniali al nostro fabbisogno non solo alimentare e, una volta individuati e visto che siamo qualche miliardo su questa piccola sfera “svolazzante” nell’universo, ci occupiamo di agevolarne la riproduzione in grande scala e possibilmente di agevolare anche lo sviluppo di alcune caratteristiche anziché di altre.
Ciò che scegliamo di far riprodurre e di “incentivare” sono quelle più capaci di produrre quantità e qualità di nutrimenti utili alla nostra sopravvivenza e di farlo nei tempi a noi più congeniali. Tutto il resto della flora e della fauna continua invece a produrre incroci, mutazioni… e a generare biodiversità.
In altre parole la “Natura” gestisce da sola la biodiversità e si occupa autonomamente anche di eliminare alcuni tratti, o addirittura specie intere, quando le condizioni ambientali variano.
L’urbanizzazione umana, di danni certo ne fa e occupa spazi che erano di altre specie, ma qualcosa di molto simile avviene o avverrebbe se un bosco -solo per fare un esempio- venisse lasciato libero di estendersi o se un animale senza antagonisti prendesse il sopravvento su altri di cui lui stesso è antagonista.
Noi sapiens dobbiamo solo imparare ad essere più equilibrati, restando consapevoli che volenti o nolenti la biodiversità noi non la controlliamo, semmai possiamo influenzarla un po’.
Volontariamente facciamo solo la selezione e la riproduzione consapevole di quello che riteniamo ci serva per sopravvivere. Facciamo anche tanti errori. Ma succede solo facendo le cose.
In conclusione è importante considerare che le emozioni giocano sempre brutti scherzi, soprattutto quando le nostre informazioni sono scarse o superficiali, e che se osserviamo singoli fotogrammi della natura che ci circonda lamentandoci del fatto che non vediamo più un tipo di animale o una particolare flora dobbiamo anche pensare che la nostra “vista” vede il presente per quel poco che ci viene concesso.
Quello che non siamo abituati a considerare invece è che prima e dopo quello che possiamo vedere oggi, è diverso da quello che avremmo visto prima o che potremmo vedere dopo la nostra breve esistenza.
Merito della biodiversità!