Perché la fake news “mietono vittime” che “ci credono”?

Le fake news sono efficaci per una serie di cause che spesso agiscono in concomitanza fra di loro amplificando la loro efficacia soprattutto su chi non è abituato a utilizzare lo spirito critico e l’approfondimento.

Le fake news non sembrano essere fake news soprattutto perché sfruttano le debolezze della psicologia umana e, oggi più che mai, le caratteristiche del mondo digitale.

Vediamo in sintesi alcuni evidenti perché c’è chi crede alla fake news:

Fanno appello alle emozioni:

  • Le fake news spesso suscitano forti emozioni come paura, rabbia o sorpresa, che spingono le persone a condividere le informazioni senza verificarle.
  • Le emozioni forti possono offuscare il pensiero critico, rendendo le persone più vulnerabili alla manipolazione.

Si manifestano come “bias” di conferma (con questo simbolo * spieghiamo più sotto il significato di bias):

  • Le persone tendono a credere alle informazioni che confermano le loro convinzioni preesistenti.
  • Le fake news che si allineano con le opinioni di una persona hanno maggiori probabilità di essere accettate come vere, anche se sono false.

Solitamente possono contare sulla velocità di diffusione online:

  • I social media e le piattaforme online consentono alle fake news di diffondersi rapidamente e ampiamente.
  • La viralità delle fake news può creare un’illusione di consenso, facendo sembrare che una notizia sia ampiamente accettata come vera.

Attecchiscono su chi è carente di alfabetizzazione mediatica:

  • Molte persone non hanno le competenze per valutare criticamente le fonti di informazione.
  • La mancanza di alfabetizzazione mediatica rende le persone più suscettibili a cadere vittime di fake news.

Riescono a ingannare gli algoritmi dei social media:

  • Gli algoritmi dei social media sono progettati per mostrare agli utenti contenuti che ritengono interessanti.
  • Le fake news sensazionalistiche e polarizzanti spesso generano un elevato coinvolgimento, il che porta gli algoritmi a promuoverle ulteriormente.

Vengono diffuse usando la tecnica semplice, ma efficace, della ripetizione:

  • Ripetere più volte una notizia falsa, può portare le persone a crederci.
  • Questo fenomeno è dovuto al fatto che la familiarità con una notizia, può farla sembrare più vera.

* Cos’è un “bias”?

Immagina di avere un paio di occhiali “speciali” che non cambiano i colori, ma tendono a farti vedere le cose in un certo modo, anche se non è esattamente di come sono nella realtà.

Un bias è proprio come indossare questo tipo di occhiali al momento in cui pensi o prendi decisioni. Questo genere di occhiali (invisibili) ti porta a favorire una certa idea, una persona, una cosa o a interpretare le informazioni in un modo specifico, anche se non ci sono prove sufficienti per farlo.

In parole ancora più semplici:

  • Un bias è un “pregiudizio” della tua mente, non sempre negativo, ma che può farti commettere errori o avere opinioni non del tutto corrette.
  • Un bias ti fa “pendere” da una parte senza un vero motivo valido. È come se una bilancia nella tua testa fosse un po’ sbilanciata.
  • Un bias spesso si manifesta in modo automatico, senza che tu te ne accorga. È un modo “veloce” per il tuo cervello di interpretare il mondo che però, a volte, è una velocità va a scapito della precisione.

I bias si manifestano in varie situazioni. Per esempio:

  • Bias di conferma: Se credi che i gatti siano più intelligenti dei cani, tenderai a notare e ricordare di più gli esempi di gatti intelligenti e a ignorare quelli di cani intelligenti. I tuoi occhiali “speciali” ti faranno vedere solo quello che conferma la tua idea.
  • Bias di disponibilità: Se hai appena visto un telegiornale che parla di molti incidenti aerei, potresti iniziare a pensare che volare sia più pericoloso che guidare l’auto, anche se statisticamente non è vero. L’informazione “disponibile” nella tua mente influenzerà la tua percezione del rischio.
  • Bias di somiglianza: Potresti tendere a fidarti di più e a preferire le persone che ti assomigliano (per nazionalità, gusti, ecc.), anche se non hai altre ragioni specifiche per farlo. I tuoi occhiali “speciali” ti faranno vedere le persone simili a te in modo più positivo.

Quindi, un bias è una “scorciatoia” – spesso inconscia – della nostra mente per elaborare le informazioni, che può portarci a giudizi o decisioni non sempre oggettivi o razionali e comunque “di comodo”.


Va detto che confutare e commentare queste notizie è difficile e complesso proprio perché, smontare una fake ripetuta nel tempo e diffusa viralmente, costringe a mettere in campo ripetutamente competenze, conoscenze e prove scientifiche che chi diffonde fake news non intende considerare e spesso addirittura non conosce proprio.

In Italia si dice che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma crediamo che sia un difetto diffuso in tutto il mondo.

Possiamo aggiungere che chi diffonde fake news ritiene di fatto che ad essere una fake news sia invece la verità, generando così dei cortocircuiti nell’informazione che generano confusione a ripetizione soprattutto nella popolazione poco informata e poco abituata ad approfondire.

Fatte queste premesse, dato che ci occupiamo di svelare le fake news che colpiscono il settore dell’avicoltura professionale intensiva e di diffondere informazioni corrette al riguardo, nel link in fondo a questo articolo commentiamo criticamente alcune delle ultime affermazioni estratte dai vari comunicati via mail e comunque diffusi nel web da CIWF (una delle organizzazioni animaliste anti allevamenti più attive).

Leggerete nel documento le loro affermazioni confutate dai nostri approfondimenti provenienti da vari esperti del settore avicolo (veterinari, tecnici, allevatori, …). lo facciamo per sottolineare quanto le loro affermazioni ricadono esattamente nelle tecniche che consentono alle fake news di non sembrare tali.

La qualità della vita dei polli: com’è e come la racconta CIWF

Reagisci
Autore: Staff

Elementi raccomandati

Lascia un commento


Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.